MATERIA, video interview… listen and watch it!!
MATERIA vista dai suoi protagonisti:
FRANCESCA PASQUALI, artista
Appena Antonietta mi ha proposto di realizzare il video che raccontasse FPA, lo spazio, i materiali e i lavori che lo abitano, ho subito accettato. L’idea che mi sono fatta dello studio è di un luogo aperto alle contaminazioni, al dialogo e allo scambio. Circa 3 anni fa un vecchio fienile abbandonato ha ripreso vita, trasformandosi in un atelier abitato da colori, forme e materie prettamente contemporanee, senza però perdere il sapore della tradizione antica. Due mondi diametralmente opposti si trovano a dialogare in un bisbiglio di accostamenti e contrasti.
L’idea che qualcuno come Antonietta, che collabora con me da tempo, rileggesse tutto il mio lavoro è stata molto stimolante, soprattutto per capire come una giovane generazione di professionisti nascenti come la sua, vede e percepisce la mia opera. Abbiamo approfondito, con una serie di domande mirate, tutti le tipologie del mio lavoro, dalle piccole opere fino alle grandi installazioni, cercando di spiegarne la genesi, il processo creativo che ha portato alla scelta di un materiale piuttosto che un’altro, il rapporto con il pubblico, l’immersione e il coinvolgimento del corpo rispetto allo spazio invaso dalla materia. Non è mancato un breve accenno alla contestualizzazione storica, soprattutto per l’aspetto installativo, dichiaratamente legato ad un contesto storico come quello creatosi alla fine degli anni 60, inizio 70, con l’arte povera, cinetica, performativa e a tutti gli attori che vi hanno partecipato.
Raccontare il proprio lavoro mentre lo si guarda, lo si tocca, lo si percepisce, è molto più coinvolgente. Gran parte delle mie opere restituiscono tutta la loro potenza solamente dal vivo, dunque il video è il giusto compromesso tra realtà e artificio; in tal modo le persone, anche se virtualmente, possono essere coinvolte a 360° all’interno della materia, così come fa l’artista mentre la lavora.
ANTONIETTA DI VITO, scenografa
Materia è la realizzazione di un mio piccolo sogno nel cassetto. Un sogno nato circa quattro anni fa quando ho conosciuto Francesca durante il mio percorso di studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Ho iniziato a lavorare come tirocinante nel suo studio, che al tempo era un garage ben attrezzato e a me pareva magico già allora, essere circondata da tutti questi materiali plastici che Francesca mi insegnava ad assemblare per poi trasformarli in opera d’arte, uno stimolo visivo e sensoriale senza precedenti. Grazie a questa esperienza ho iniziato a guardare con un occhio più sensibile tutti quei materiali inconsueti che mai e poi mai avrei pensato potessero trasformarsi in arte.
Ho capito come un semplice “ragnatore” potesse cambiare la sua destinazione d’uso, con un’accurata lavorazione in un insieme modulare di elementi che interagiscono e si appropriano dello spazio architettonico, vivendo così di vita propria e di nuova identità.
I materiali plastici che utilizza Francesca regalano alla superficie dell’opera una texture artificiosa che ci invoglia a toccare, sentire con le proprie mani qualcosa di nuovo, come se tutto ci riconducesse al primo approccio che abbiamo avuto da bimbi nella scoperta degli oggetti e del mondo.
Anche dopo il tirocinio ho avuto la possibilità di aiutare Francesca: ogni giorno di lavoro mi è sembrato sempre il primo, perché ogni volta scoprivo qualcosa di nuovo che ha arricchito la mia mente e la mia sensibilità visiva e sensoriale.
Così alla fine del mio percorso di studi, al momento di decidere l’argomento della mia tesi, ho capito che lavorare con Francesca Pasquali mi aveva cambiata: ho iniziato a scrivere i testi della tesi, approfondendo tutte le tematiche che hanno influenzato il percorso artistico di Francesca Pasquali, di come il concetto dell’Arte Povera e di tutti gli artisti annessi hanno determinato un’innovazione per l’artista. Durante questa ricerca ho piacevolmente scoperto come molti artisti “Poveri” hanno collaborato alla rivoluzione della scenografia contemporanea e così ho fatto diventare questo aspetto il fulcro della mia ricerca.
Sapevo che scrivere tutto questo su carta non sarebbe bastato a trasmettere il linguaggio di Francesca Pasquali, così ho iniziato a lavorare ad un progetto video, realizzato grazie alla collaborazione con un mio grandissimo amico Nicola Bisceglie, giovane videomaker. Grazie alla professionalità e l’impegno di Nicola, un progetto video a corollario della mia tesi, si è trasformato in un breve documentario su Francesca Pasquali.
Il risultato ottenuto ha superato di gran lunga le mie aspettative, ma ciò che mi ha gratificata ancor di più, alla fine di questo progetto, è di aver fatto conoscere il lavoro di Francesca al team: tutti i partecipanti si sono dedicati con grande passione al progetto facendolo proprio.
NICOLA BISCEGLIE, videomaker
E’ stato un grande onore poter partecipare a questo progetto, e conoscere una persona e un’artista come Francesca; sono rimasto molto colpito e affascinato dal suo lavoro.
Tutto è partito da un’idea di Antonietta Di Vito: erano anni che mi accennava di voler fare un documentario su un’artista contemporanea, ed ecco finalmente l’occasione.
Tra Luglio e Agosto 2018 abbiamo iniziato a pensare allo sviluppo del progetto, studiandone la regia. Antonietta si è occupata principalmente della parte teorica (domande da rivolgere all’artista, la contestualizzazione storica del suo lavoro, qualche accenno ai nomi di artisti dai quali prende ispirazione il suo lavoro), mentre io, da video maker, mi sono dedicato alla parte più pratica, multimediale, quindi alla scelta di luci, obbiettivi e movimenti di camera, oltre che al montaggio e alla preparazione di tutto il materiale girato.
Sono contento di aver realizzato questo sogno nel cassetto di una mia amica, ma soprattutto sono molto contento del risultato che abbiamo, con un grande lavoro di squadra, ottenuto.
TEAM E RIPRESE
Le riprese di MATERIA si sono concentrate in tre giorni e su due diverse location: Le Serre dei Giardini Margherita, Bologna, durante “Resilienze Festival”, dove era allestita una mostra personale di Francesca, con installazioni site-specific dell’artista che si interfacciavano direttamente con il pubblico (SCOPAmi e Camminando-Contaminando); il nuovo FPA Studio, situato alle porte di Bologna, la cui architettura, nata dal salvataggio e dalla ristrutturazione di un vecchio fienile, ha stimolato i registi per il forte contatto con la natura, caratteristica delle colline di Castel San Pietro Terme.
Il lavoro è stato reso possibile grazie al grande lavoro di squadra. Antonietta Di Vito e Nicola Bisceglie si sono occupati della regia e della produzione. Carlo Oliviero, alla camera, e Giorgio Giorgetta, che si è occupato della messa appunto in diretta dell’audio e di organizzare tutti i trasporti e i viaggi con l’attrezzatura del service. Nel periodo di post-produzione si è aggiunge al team Armando Van Sorgen, producer che si è occupato delle musiche e del suono restituendo con la sua capacità artistica la poetica del lavoro di Francesca, campionando suoni plastici mixandoli al ronzio degli animali viventi.